Questa settimana pubblichiamo la terza parte di questo articolo scientifico di lettura essenziale per chiunque voglia avere una conoscenza solida e approfondita dell'uomo della Sindone da una prospettiva medico-legale. La prossima settimana la pubblicazione sarà completata.
Il dorso del naso presenta una lesione compatibile con un'escoriazione, ossia una ferita poco profonda, ma da essa si osserva come la cartilagine nasale si sposta verso sinistra. Occorre notare che ciò che è stato prodotto è una lussazione della cartilagine nasale sul suo inserimento nel setto nasale osseo, vale a dire che non si è verificata una frattura delle ossa nasali, né del setto nasale, bensì solo una deviazione della parte cartilaginea del naso.
Queste lesioni, oltre a causare forte dolore ed emorragia nasale, avrebbero ostacolato in larga misura la respirazione nasale. Lo zigomo destro appare molto infiammato e sopraelevato di circa 2,5 centimetri rispetto alla posizione normale della pelle in questa localizzazione anatomica. Lo zigomo sinistro, come ci si aspetterebbe di fronte a una condanna così implacabile, è anch'esso infiammato, pur se in misura minore, ed emette anche un piccolo rivolo di sangue.
L'emissione di sangue è avvenuta anche attraverso le narici, e in questo caso si tratta di un'emissione in più occasioni: all'inizio è stato emesso sangue vitale, con capacità di coagulazione conservata, come conseguenza del trauma nasale subito dall'Uomo della Sindone, e in un secondo tempo anche sangue cadaverico mescolato con liquido d'edema polmonare acuto, liquido pleurico e liquido pericardico. Questa emissione di più fluidi corporei è avvenuta anche dalla bocca e, come nel caso del naso, può essere accaduta più volte, in coincidenza con le manipolazioni e i trasferimenti che il cadavere ha subito dopo la morte del condannato.
Tali fluidi corporei sono rimasti trattenuti in parte nella barba e nei baffi dell'Uomo della Sindone, anche se in precedenza erano stati imbrattati di sangue vitale versato mentre era ancora vivo. Nella zona della barba e dei baffi appaiono anche delle aree in cui gli steli dei capelli sono scomparsi, e la causa più probabile è uno sradicamento dei capelli con violenza quando l'Uomo della Sindone era ancora in vita, poiché hanno lasciato un letto sanguinante, cosa che non sarebbe accaduta se la vittima era morta. Questo laceramento di ciuffi di barba e baffi è un'altra tortura aggiunta a tutte quelle descritte.
Le labbra presentano un aspetto patologico compatibile con un duplice meccanismo, da un lato le lesioni della mucosa causate da disidratazione, e dall'altro è possibile che l'Uomo della Sindone abbia subito lesioni nella regione orale, verificandosi ferite sanguinanti che sarebbero aggiunte all'aspetto screpolato delle labbra, conseguenza della disidratazione. In ogni caso, quest'area è coperta di sangue ed altri fluidi corporei, quindi l'immagine visibile non consente conclusioni definitive su questo particolare argomento. Nell'immagine sindonica, inoltre, non ci sono abbastanza informazioni che permettano d'affermare o di negare se si sia verificata alcuna fessurazione o frattura di qualche pezzo dentale. Nell'area del mento, infine, si può osservare come questa appaia molto infiammata, come risultato di una forte contusione.
Nella zona anteriore del collo non abbiamo molte informazioni, poiché nella Sindone non compare alcuna impronta: le poche informazioni disponibili sono fornite dal Sudario di Oviedo, che copriva quest'area e che mostra alcune macchie di sangue dovute a piccole lesioni sanguinanti localizzate in questa regione anatomica. Appaiono inoltre macchie di sangue vitale mescolate a saliva e mucosità precedente delle vie respiratorie: la qualcosa non dovrebbe essere considerata anormale, poiché l'Uomo della Sindone, come conseguenza della tortura fisica che ha sofferto e della crocifissione, è logico supporre che abbia espulso dalla bocca questi liquidi organici in alcuna o alcune occasioni.
Disseminati in tutto il corpo, con la sola eccezione del viso e forse del cuoio capelluto, compaiono i segni delle lesioni che sono state solitamente attribuite a una flagellazione. Se esiste alcuna impronta sull'area del cuoio capelluto, questa non è visibile. Il loro numero varia a seconda della soggettività di chi compie lo sforzo di contarli: ci sono circa centoquaranta ferite, ma è difficile saperlo con certezza, poiché anche se la maggior parte di esse ha una morfologia molto caratteristica, ricordando l'aspetto di alcuni piccoli pesi d'alterofilia, alcuni di essi non sono contrassegnati con sufficiente nitidezza, o forse non sono dovuti a questa causa.
In ogni caso, sembra rischioso etichettare queste ultime lesioni d'aspetto indeterminato all'interno delle lesioni presumibilmente causate da una flagellazione, specialmente quando mancano di tutta l'evidenza scientifica. È molto probabile che alcune di esse lo siano, ma altre no. In ogni caso, quest'ultima circostanza non è molto rilevante se teniamo conto delle terribili conseguenze delle numerose lesioni che possono essere attribuite alla flagellazione.
Il condannato, quando ha ricevuto questo castigo, è molto probabile che fosse nudo, o praticamente nudo, perché anche nell'area glutea sembrano esserci lesioni da flagellazione. Tutto sembra indicare che era in posizione eretta con le braccia distese al disopra delle spalle, ma non è possibile determinare se fosse sospeso per le braccia senza appoggiare i piedi a terra, o al contrario se li appoggiava. In ogni caso non era sdraiato, né seduto, né in posizione orizzontale.
Effettuando uno studio Medico Forense di queste lesioni, è possibile determinarne la traiettoria, la loro distribuzione e la morfologia: si può dedurre che c'erano due persone che hanno inflitto questa punizione, colpendo alternativamente e non simultaneamente, dal momento che non appare evidenza d'alcuna interferenza o di simultanea confluenza dei colpi rilasciati dai due legionari nella stessa area e allo stesso tempo.
Inoltre, è possibile stabilire alcune caratteristiche rispetto all'atteggiamento di ciascuno dei legionari durante l'esecuzione della loro funzione. Uno di essi si è limitato a scaricare i colpi in forma sistematica, distribuendoli in modo più o meno omogeneo su tutta la superficie esposta del condannato. L'altro, al contrario, ha concentrato la maggior parte dei suoi colpi in zone particolarmente sensibili, quali:
- la regione precordiale, vicino al cuore, dove avrebbe potuto provocare aritmie cardiache, o incluso un arresto cardiaco.
- la zona delle spalle e dei muscoli pettorali, ove danneggiando i muscoli respiratori avrebbe potuto causare un certo grado di difficoltà respiratoria, che indubbiamente avrebbe diminuito la capacità di recupero del condannato e in ultima analisi accelerato la morte sulla croce per i motivi che si commenteranno più avanti.
- la zona lombare - ivi sono i reni -, dove oltre a forti dolori potrebbe aver causato gravi emorragie interne con danni renali che potrebbero aver generato un'insufficienza renale, o aggravato detta insufficienza già provocata da altre cause che saranno commentate al momento.
In ogni caso, anche se all'Uomo della Sindone fosse stato concesso d'andare libero dopo la flagellazione, lo scenario più probabile è che sarebbe morto poco dopo come conseguenza della flagellazione stessa, o al massimo un paio di settimane dopo a causa d'insufficienza renale, e tutto senza prendere in considerazione il rischio di tetano o di qualsiasi altra grave infezione delle sue ferite. Il secondo legionario è stato anche a sferrare colpi nelle zone in cui si localizza una grande arteria assai superficialmente vicino alla pelle, ed è il caso dell'arteria femorale, nella zona inguinale, o dell'arteria poplitea, posteriormente al ginocchio. In questa circostanza, avrebbe potuto causare un'emorragia che avrebbe interrotto la vita del condannato in pochi istanti. La qualcosa, in definitiva, non è accaduta.
Riguardo alla flagellazione, dovrebbe essere preso in considerazione che, dato il tipo di strumento utilizzato, probabilmente un Flagrum Taxi l latum, orribile flagello dotato di astragali e altre estremità contundenti tipo plumbatae, e data l'energia cinetica con cui sono stati somministrati i colpi, non si sono verificate solamente ferite contuse con lacerazioni della pelle. L'effetto dannoso dei colpi, per un semplice principio della fisica, è stato anche trasmesso in profondità. È noto che l'acqua trasmette vibrazioni e pressione a distanza con grande efficacia, e sia il sangue, sia i tessuti molli, sono costituiti dall'acqua in alta percentuale. L'effetto nocivo, pertanto, è stato trasmesso a distanza e in profondità, danneggiando i relativi tessuti. Nella Sindone, infatti, si trovano particelle di tessuto muscolare strappato e frammenti di pelle umana: letteralmente, gli "hanno strappato a strisce la pelle".
Come conseguenza di questo danno profondo e a distanza, potrebbero essersi prodotte lesioni ad organi vitali come il cuore (manifestandosi sotto forma di aritmie cardiache), i polmoni (con conseguenti emorragie interne e disagio respiratorio), i reni (con conseguente insufficienza renale), e forse altri organi addominali, ma in questa circostanza non si osserva alcuna evidenza scientifica.
È stato menzionato l'effetto macroscopico delle lesioni da flagellazione, ma quello microscopico non è meno importante: infatti, è stata distrutta la membrana cellulare di diversi tipi di cellule (globuli rossi del sangue, cellule muscolari, cellule adipose e cellule epiteliali), rilasciando il loro contenuto nella circolazione sanguigna, e anche questo ha avuto le sue conseguenze. Come effetto immediato dei colpi di flagellazione, i globuli rossi presenti nella zona lesa hanno subito in alta percentuale un danno alla loro membrana cellulare, che ha in definitiva causato la rottura di molti di essi. I globuli rossi danneggiati non sono più utili per trasportare ossigeno all'organismo, causando, quando il loro numero è alto, un certo grado d'asfissia cellulare.
In aggiunta, l'interno di tutte le cellule umane, compresi i globuli rossi, è molto ricco di potassio, elemento chimico fondamentale per regolare molteplici funzioni dell'organismo. I suoi livelli ematici hanno un margine fisiologico molto stretto, per cui un leggero aumento o una piccola diminuzione sono in grado di causare gravi problemi di salute e persino la morte.
Nel caso presente, al rompersi di un significativo numero di globuli rossi e di altre cellule, specialmente muscolari, si sarebbe rilasciata nel flusso sanguigno una grande quantità di potassio, aumentando i suoi livelli al disopra della normalità. Ciò avrebbe causato aritmie cardiache e crampi muscolari, che avrebbero procurato dolore ed eventualmente sensazione di morte imminente, mettendo inoltre alle corde un organismo già indebolito, in particolare durante la crocifissione, contribuendo in tal modo alle cause d'asfissia e accelerando la morte del condannato.
Il problema è aggravato nel caso di cellule muscolari, poiché oltre al potassio esse sono ricche di una molecola chiamata mioglobina, assai simile all'emoglobina nel sangue, la cui funzione è d'immagazzinare nei muscoli ossigeno da impiegare durante l'attività muscolare. Ma allorché la mioglobina è riversata in grandi quantità nel flusso sanguigno, essa può ostruire i meccanismi di filtrazione del rene causando o aggravando l'insufficienza renale. Nel caso presente, sono almeno due le ragioni d'insufficienza renale, la lesione traumatica diretta dei reni dovuta alla flagellazione, e l'ostruzione delle vie urinarie causata da mioglobina.
Questa non è una causa immediata di morte, tuttavia indebolisce l'organismo e ne diminuisce la capacità di resistenza. In ogni caso, a lungo termine e anche se la persona condannata fosse stata rilasciata, avrebbe potuto causare la sua morte dopo solo poche settimane. La distruzione delle cellule adipose rilascia il loro contenuto di grasso nel sangue, il che può causare piccole embolie di grasso in tutto il corpo, con gravi conseguenze che metterebbero in pericolo la salute e la vita del condannato.
Se osserviamo attentamente alcune macchie presenti sulla Sindone nella zona dell'emitorace destro, e sul Sudario nella zona vicino a dove si trovavano la bocca e il naso, appaiono macchie d'aspetto acquoso probabilmente costituite da vari altri fluidi organici diversi dal sangue, potendo trattarsi di liquido pleurico, fluido pericardico o una miscela di entrambi.
Il cuore e i polmoni sono organi vitali molto fragili, ma sono anche in costante movimento. Se non si proteggessero in alcun modo, lo stesso battito cardiaco e i movimenti respiratori potrebbero causare danni da attrito con altri organi, incluse le strutture ossee come le costole e le vertebre. Per evitare ciò, i polmoni sono ricoperti da due membrane chiamate pleure, e nello spazio limitato da queste membrane si trova un fluido organico, il liquido pleurico, la cui funzione principale, tra le altre, è servire come lubrificante e prevenire l'attrito dei polmoni durante il movimento respiratorio.
Con il cuore si verifica qualcosa di simile, esso è rivestito del pericardio, una membrana che lo protegge, contenente un altro fluido biologico, il liquido pericardico, con una funzione analoga al caso precedente, vale a dire lubrificare e impedire l'attrito del cuore durante i battiti cardiaci. In una persona sana, la quantità totale di questi due fluidi è assai ridotta, essi svolgono la loro funzione con pochi centimetri cubici. Questa quantità, comunque, può aumentare per vari motivi e a volte molto rapidamente, come ad esempio in caso di trauma al torace. È probabile che, come conseguenza della flagellazione, la quantità di liquido pleurico e di quello pericardico sia aumentata in modo significativo.
Questa circostanza, in linea di principio, potrebbe essere un vantaggio, poiché attraverso meccanismi fisici dissiperebbe parte dell'energia cinetica dei colpi della flagellazione riducendo parzialmente il suo potere nocivo: tale è il motivo per cui l'organismo stesso del condannato ha aumentato la quantità di questi fluidi corporei. Tuttavia, data la grande quantità di fluido presente nella Sindone e nel Sudario, si può ritenere che il volume del liquido pleurico e di quello pericardico nell'Uomo della Sindone fosse assai maggiore di quello che può considerarsi normale. E anche questo ha avuto gravi conseguenze.
Per produrre questi fluidi, il corpo ricorre al plasma del sangue e il liquido così sottratto è recuperato successivamente. Ciò non rappresenta un problema per piccole quantità, ma in questo caso l'Uomo della Sindone era già disidratato e aveva sofferto d'intense emorragie, quindi la quantità di sangue circolante era già notevolmente ridotta e forse in una situazione ai limiti della normalità. La produzione accelerata dei liquidi pleurico e pericardico ha aumentato i livelli di disidratazione globale, diminuendo anche il volume di sangue circolante: sangue che inoltre ha avuto seri problemi funzionali, a causa della rottura delle membrane cellulari da parte dei globuli rossi.
Un grande volume di liquido pleurico, infine, diminuisce l'efficienza dei movimenti respiratori, poiché non consente ai polmoni d'espandersi normalmente: ciò causa un certo grado d'insufficienza respiratoria, che complicherebbe le altre cause d'asfissia che si sono verificate nel caso dell'Uomo della Sindone. Qualcosa di simile accade con l'eccesso di liquido pericardico: esso comprime il cuore e non gli permette di battere normalmente, soprattutto poiché dopo ogni contrazione o sistole il cuore si dilata nella fase diastolica, motivo per cui diminuisce la sua capacità di pompare sangue, causando un certo grado d'insufficienza cardiaca e aggravando ulteriormente la situazione.
Da quanto detto sopra, si può dedurre che la flagellazione non si sia limitata a pochi colpi per punire il condannato e produrgli un dolore più o meno intenso. Il dolore fu tremendo e le conseguenze, sia immediate, sia a lungo termine, terribili, mettendo in pericolo la salute e la vita del condannato. Allorquando lo slegarono una volta terminato il castigo della flagellazione, difatti, era più che probabile che non potesse camminare e nemmeno mantenersi in piedi da solo, così o cadeva a terra, o aveva bisogno di un aiuto immediato per evitarlo, e ovviamente per poter camminare senza aiuto è stato necessario del tempo. È anche probabile che svenisse una o più volte a causa del dolore fisico e delle conseguenze immediate, meccaniche e traumatiche della flagellazione stessa. È molto probabile che lo spazio fisico in cui si è verificata la flagellazione fosse abbondantemente cosparso di sangue, così come anche gli stessi carnefici. Di certo, l'Uomo della Sindone era completamente coperto dal suo stesso sangue.
Tanto nell'immagine sindonica, come nelle macchie di sangue e di altri fluidi corporei, vi sono evidenti segni di morte per soffocamento. La presenza di liquido d'edema polmonare, così come la posizione forzata degli arti inferiori, fissata dal rigor mortis, congiuntamente all'immagine di lesioni sanguinanti di morfologia quadrata sul polso destro e sui piedi sono compatibili con una crocifissione. Nello stesso supplizio, per fissare il condannato alla croce sono stati utilizzati i chiodi anziché le corde, per cui il processo che porta alla morte è più veloce, ma per questo non è più umanitario, poiché nonostante la rapidità, il dolore e la sofferenza sono più acuti e intensi.
La morte sulla croce non è stata prodotta dal tedio del condannato, né da processi sconosciuti, bensì dall'asfissia. Per comprenderlo è sufficiente effettuare un semplice esperimento: invitiamo l'amabile lettore a sedersi comodamente e a porre le braccia distese sulle spalle, non è necessario che siano in una posizione assai elevata, basta che siano poste chiaramente sopra le spalle. Dopo pochi minuti inizierà a sentirsi a disagio, a notare che la respirazione è difficile, poco dopo noterà come le sue braccia s'intorpidiscono mentre percepisce una sensazione sempre più scomoda. Poi, arriveranno i crampi muscolari e la sensazione di mancanza di respiro, finché finalmente, per quanto voglia continuare l'esperimento, lo terminerà, semplicemente perché il suo corpo si rifiuterà di continuare a soffrire. E tutto questo è successo mentre lo sperimentatore è stato comodamente seduto e perché quello era il suo desiderio, qualcosa che certamente non è accaduto nel caso di un condannato a morire sulla croce.
Questa posizione sulla croce impedisce ai movimenti respiratori di verificarsi normalmente, causando un lento soffocamento. È probabile che tutti noi, a un certo punto della nostra vita, abbiamo sperimentato la sensazione di mancanza di respiro durante un breve periodo di tempo, ad esempio durante una nuotata in piscina o su una spiaggia assolata. Questo può darci un'idea di ciò che l'Uomo della Sindone avrebbe potuto sperimentare, anche se, naturalmente, ad una scala molto ridotta, non è infatti lo stesso che duri alcuni secondi, oppure diverse ore in quella situazione.
Conficcando i chiodi nelle mani e nei piedi, inoltre, sono state prodotte nuove lesioni anatomiche. Nel caso delle mani, i chiodi sono stati inseriti tra le ossa carpali, dove i loro legamenti resistenti assicuravano che il condannato non potesse sfuggire al crudele castigo. È difficile individuare la posizione esatta dell'inserimento dei chiodi, tutto è speculazione, in ogni caso si sono create nuove fonti di dolore intenso, così come nuovi focolai di sanguinamento. È molto probabile che si lesionasse qualcuno dei nervi che raccolgono la sensibilità della mano e che trasmettono dal cervello gli ordini necessari per muovere i muscoli intrinseci della mano stessa, ed è perfino possibile che si danneggiasse anche uno o più tendini. Tutte queste situazioni causavano nuovi focolai di dolore che devono essere sommati a tutti gli altri. E con una conseguenza aggiunta, nel caso in cui si fosse risparmiata la vita al condannato, poiché le lesioni avrebbero causato postumi disabilitanti in forma di paralisi, dolori cronici e problemi a muovere polsi, mani e dita, in modo che il condannato non avrebbe più provveduto da se stesso a lavorare, nemmeno a vestirsi, pulirsi o nutrirsi senza aiuto. Al che, sicuramente, avrebbe cessato d'essere un problema per l'autorità competente, giacché non sarebbe più riuscito a commettere alcun "crimine": ma inoltre, se nessuno si fosse poi preoccupato di lui, sarebbe stato condannato a morire per mancanza di cure, attenzione ed alimento, poiché non avrebbe più potuto "guadagnarsi il sostentamento".
Riguardo alle ferite causate dai chiodi ai piedi, la situazione è simile, sono nuovi focolai di dolore e sanguinamento, oltre che probabile origine di lesioni nei tendini e nei nervi dei piedi stessi. Nel caso in questione, i chiodi sembrano essere situati tra il secondo e il terzo metatarso. Anche se la vita gli fosse stata risparmiata, quindi, non avrebbe potuto camminare normalmente durante il suo tempo rimanente, per non parlare di correre: anche mantenersi in piedi sarebbe stato estremamente doloroso e complicato. In effetti, avrebbe avuto dolori cronici anche seduto o sdraiato per il resto dei suoi giorni.
La morte per crocifissione è molto probabilmente il tormento più raffinatamente crudele inventato dagli esseri umani, soprattutto se il condannato era inchiodato alla croce invece d'esservi legato, poiché ogni respiro si poteva ottenere in cambio di un dolore estremamente acuto e di un grande sforzo fisico. Il condannato doveva appoggiarsi sui suoi piedi maltrattati, far forza con le braccia doloranti per i crampi e far ruotare i polsi attorno ai chiodi, per cui il dolore si esacerbava e i nervi feriti causavano altro terribile dolore, al punto che poteva perdere i sensi ad ogni respiro.
Questa perdita di conoscenza non era un momentaneo sollievo alla sua sofferenza, poiché mentre era immobile non riusciva a respirare, così che l'asfissia "svegliava" il condannato, costringendolo con suo grande dispiacere a respirare di nuovo, in una spirale di sofferenza dolorosamente crudele: respirazione - dolore - svenimento - asfissia - recupero della coscienza - respirazione, e così via. Il condannato, probabilmente, interrompeva il più possibile i movimenti respiratori, ma questo costituiva solo un piccolo sollievo al suo dolore e alla sua sofferenza, al costo d'aumentare la sensazione di soffocamento. Da un lato, non può respirare, il suo corpo si rifiuta di soffrire questo dolore insopportabile, e dall'altro il corpo esige anche di riprendere il respiro, che lo allontana temporaneamente dalla morte. Le parole non bastano a riflettere questa situazione in tutta la sua asprezza.
Mentre tutto questo accadeva, come conseguenza dello sforzo fisico tremendo, il condannato, pur essendo nudo o seminudo, e indipendentemente se la temperatura esterna era fredda o no, sudava copiosamente, perdendo ancor più liquido corporeo e aumentando la propria disidratazione. Ciò, insieme con un nuovo sanguinamento ogni volta che le mani e i piedi si muovevano sui chiodi, ha portato il condannato a soffrire una sete insopportabile, che non poteva essere mitigata neanche se gli si fosse data acqua da bere, poiché perdeva liquido ad una velocità superiore rispetto a quella a cui poteva sostituirlo bevendo. Senza contare che è possibile che tutto questo tormento abbia causato nausea e vomito, rendendo la situazione ancora peggiore.
Il condannato, non solo aveva seri problemi di respirazione, ma era quasi impossibilitato addirittura a parlare, e non solo perché le sue labbra e la lingua erano estremamente disidratate, ma poiché non aveva la forza fisica per farlo, glielo impedivano la propria asfissia e l'esaurimento fisico.
Le lesioni della flagellazione situate nella zona delle spalle appaiono contuse: infatti, su entrambe le spalle sono visibili immagini compatibili con la situazione in cui il condannato trasportò sulle proprie spalle un pesante fardello con una tessitura ruvida, compatibile con un tronco di legno sommariamente sgrossato e non rifinito. È improbabile che trasportasse la croce completa, anche se fosse stato sano e senza aver subito la flagellazione non ne sarebbe stato in grado (stiamo parlando di un peso approssimativo compreso tra centoventi e centocinquanta chilogrammi), inoltre non era neanche la prassi consueta. In generale, la traversa verticale, dai Romani chiamata stipes , era collocata permanentemente nel luogo dell'esecuzione: trattasi infatti di crocifissioni per condanna giudiziaria, e non di esecuzioni sommarie effettuate immediatamente durante un conflitto bellico con i prigionieri. Il condannato portava solo la traversa orizzontale, chiamata patibulum, dal peso tra trentacinque e cinquanta chilogrammi. Anche così, questo peso era troppo per l'Uomo della Sindone, se consideriamo la sua condizione fisica già deteriorata. È probabile che questo peso aggiunto sulle sue spalle, congiuntamente alla debolezza fisica, lo avrebbe fatto inciampare con qualsiasi ostacolo sulla strada, per poco sporgente che fosse, e nel suo stato non sarebbe stato in grado di mantenere l'equilibrio. La caduta era pertanto assicurata, e al tenere le mani legate al patibolo non poteva minimizzare le conseguenze di detta caduta, provocandosi nuovi traumi che si sarebbero aggiunti a quelli già presenti, sotto forma di contusioni alle ginocchia e al viso. La testa e il viso, inoltre, avrebbero subito anche l'effetto combinato del colpo e il conseguente rimbalzo tra il terreno e il patibolo che colpirebbe sulle sue spalle, sul collo e sulla testa, per cui il viso, a sua volta, avrebbe urtato contro il suolo con un effetto demolitore, di gran lunga superiore a un forte pugno sferrato da un pugile dei pesi massimi.
Tra tutte le lesioni fisiche che compaiono nell'immagine sindonica, solo una di esse non ha causato dolore o sofferenza, e non perché non fosse seria, ma perché quando è stata prodotta l'Uomo della Sindone era già morto: ci riferiamo ad una ferita profonda al costato destro, che è stata tradizionalmente attribuita alla lancia. In ogni caso, è una ferita precisa e profonda, poiché attraverso di essa non è fuoriuscito soltanto sangue cadaverico (nel resto delle ferite, il sangue è stato versato quando l'Uomo della Sindone era ancora vivo), ma anche altri fluidi corporei, come il liquido pleurico, il fluido pericardico, i coaguli di sangue post mortem e probabilmente il fluido d'edema polmonare acuto.
Chi ha prodotto questa lesione lo ha effettuato con determinazione e destrezza, al punto che non ci sono "lesioni di verifica", vale a dire che è stato sufficiente un solo tentativo per raggiungere il suo obiettivo, e lo ha fatto con tale efficienza, che ha impedito che la punta dell'arma attraversasse alcun osso, aprendosi il cammino varcando completamente l'emitorace destro dell'Uomo della Sindone, cioè dalla parte anteriore a quella posteriore. L'orifizio d'uscita è visibile tra il lato destro della colonna vertebrale e la scapola destra: da questo foro fuoriuscirono anche sangue cadaverico ed altri fluidi corporei, come sopra specificato. Se questa ferita non si fosse verificata probabilmente come "colpo di grazia" per garantire che l'Uomo della Sindone fosse morto, e non confondere la sua immobilità e l'atteggiamento esanime con una perdita di coscienza causata da asfissia, tutti questi fluidi sarebbero all'interno della cavità toracica e non sarebbero fuoriusciti, e non avremmo le informazioni che la loro presenza ci fornisce.
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